
Dalle pagine del Corriere.it un racconto dedicato a Proloco Dol, alla sua storia, alle sue peculiarità, alla sua quotidianità. Fernanda D’Arienzo (Pecora Nera Editore), nota autrice di guide dedicate alla ristorazione di qualità e alle botteghe del gusto, ripercorre l’avventura di Proloco Dol, iniziata nel 2006, una bottega nel cuore di Centocelle, in cui Vincenzo Mancino cercava di promuovere il concetto di filiera corta proponendo specialità gastronomiche del Lazio.
Dopo più di 10 anni possiamo dire che l’intento è riuscito, tanto che DOL ora è un ristorante a tutti gli effetti, conservando però l’anima della bottega da cui tutto è nato. Un plauso pure per la scelta di rimanere in periferia e valorizzare così un quartiere normalmente fuori dai giri dei gourmet.
L’articolo prosegue valorizzando l’offerta di PROLOCO DOL che crea “l’imbarazzo della scelta”
Il punto di forza della proposta sono ovviamente i salumi e i formaggi, selezionati personalmente da Vincenzo e frutto anche di un nuovo progetto socialmente utile che, sotto il nome di Cibo Agricolo Libero, vede alcune detenute del carcere di Rebibbia coinvolte nella produzione di formaggio. Dal Caciomagno al Conciato di San Vittore, dai vari tipi di pecorino al caprino nobile, passando per il prosciutto di Bassiano e di Guercino fino alla bresaola di bufala
L’ambientazione e l’accoglienza del locale sono accuratamente descritte. Dettagliato anche il resoconto dell’esperienza enogastronomica dell’autrice, una cena variegata il cui piatto centrale, la tagliata di scottona, è stata tanto apprezzata da guadagnare la foto di apertura dell’articolo.
Ringraziamo Fernanda D’Arienzo e il Corriere.it per la recensione e soprattutto per aver saputo cogliere la filosofia e l’entusiasmo di DOL e dello stesso Vincenzo Mancino, il quale
animato da passione e tenacia, ha valorizzato l’enogastronomia laziale come nessuno aveva fatto prima.

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